LE APPLICAZIONI PRATICHE
Le prime applicazioni pratiche della elettroflottazione sono state sviluppate verso la fine del 1800, ma i primi utilizzi nel trattamento (depurativo) delle acque risalgono agli anni ’90 del secolo scorso. Avevano lo scopo di eliminare dalle acque reflue i metalli e gli idrocarburi.
Oggi noi applichiamo la elettroflottazione con successo nel trattamento delle acque reflue soprattutto quando si devono abbattere i metalli pesanti, rompere le emulsioni (riducendo oli ed idrocarburi), intercettare i solidi sospesi il COD ed il BOD, oltre a ridurre in maniera spesso considerevole quasi tutti gli altri inquinanti.
Oggi noi applichiamo la elettroflottazione con successo nel trattamento delle acque reflue soprattutto quando si devono abbattere i metalli pesanti, rompere le emulsioni (riducendo oli ed idrocarburi), intercettare i solidi sospesi il COD ed il BOD, oltre a ridurre in maniera spesso considerevole quasi tutti gli altri inquinanti.
Il PROGETTO DI UN IMPIANTO DI TRATTAMENTO
Durante il trattamento di elettrocoagulazione di un refluo, nella cella di reazione hanno luogo di solito molte decine, a volte centinaia, di reazioni tra loro concorrenti. Tutte queste reazioni sono in equilibrio nella (unica) fase liquida del modulo di reazione, con equilibri determinati dai rispettivi potenziali redox, dalle concentrazioni, dalla temperatura, dalle energie di attivazione, dalle sovratensioni di elettrodo, etc. La corrente fornita dal generatore (in pratica il flusso di elettroni), si divide perciò tra le varie utilizzazioni possibili (idrolisi dell’acqua, riduzione di cationi, sviluppo di ioni alluminio, etc) in funzione di tutti i parametri di reazione, che sono sempre diversi da refluo a refluo.
Perciò, quando ci si trova davanti ad un refluo da trattare con la elettroflottazione, è necessario anzitutto condurre una prima analisi della tipologia delle concentrazioni degli inquinanti da abbattere, ipotizzando le reazioni che sono prevedibili e calcolando i parametri di reazione (la corrente specifica da fornire, la tensione necessaria, il tempo di residenza, etc).
E’ bene però ammettere che non è possibile prevedere a tavolino, sulla base della sola analisi documentale, la resa all’equilibrio (delle reazioni di abbattimento, di sviluppo di ossigeno e conseguente ossidazione, etc). E’ pertanto giocoforza verificare le ipotesi con una prova pratica sperimentale.
Sulla base dei risultati sperimentali sarà possibile poi prevedere con buona approssimazione le rese di abbattimento dei vari inquinanti ottenibile con un impianto industriale di elettroflottazione per un dato refluo che si voglia trattare.
Perciò, quando ci si trova davanti ad un refluo da trattare con la elettroflottazione, è necessario anzitutto condurre una prima analisi della tipologia delle concentrazioni degli inquinanti da abbattere, ipotizzando le reazioni che sono prevedibili e calcolando i parametri di reazione (la corrente specifica da fornire, la tensione necessaria, il tempo di residenza, etc).
E’ bene però ammettere che non è possibile prevedere a tavolino, sulla base della sola analisi documentale, la resa all’equilibrio (delle reazioni di abbattimento, di sviluppo di ossigeno e conseguente ossidazione, etc). E’ pertanto giocoforza verificare le ipotesi con una prova pratica sperimentale.
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PURITY S.r.l.
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